I Sotterranei del Majestic by Georges Simenon

autore:Georges Simenon [Simenon, Georges]
La lingua: ita
Format: azw3, mobi, epub
Tags: poliziesco
editore: Adelphi - gli Adelphi (Le inchieste di Maigret) nov 98
pubblicato: 1998-10-31T23:00:00+00:00

7

La serata dei «che cosa dice?»

Fu solo un pensiero che gli passò per la testa e che subito dimenticò. Giunto al secondo piano del Majestic, Maigret si era fermato un istante per riprendere fiato.

Sulle scale aveva incontrato un cameriere con un vassoio e un fattorino che saliva di corsa con un pacco di giornali esteri in mano.

Davanti a lui delle signore molto eleganti stavano entrando nell’ascensore. Forse scendevano per il tè danzante. Nell’aria rimase il loro profumo.

«Ciascuno al suo posto», si disse «chi dietro le quinte, chi nelle sale e nella hall… I clienti da una parte, il personale dall’altra…».

Non che ci trovasse qualcosa di male. Figuriamoci! Ognuno era al proprio posto, attorno a lui, ognuno faceva quel che doveva fare. Non c’è niente di strano se una ricca straniera beve tè, fuma sigarette e rinnova il guardaroba. Ed è altrettanto normale che un maître porti un vassoio, che una cameriera rifaccia i letti e che un lift manovri l’ascensore…

Insomma, ciascuno aveva il proprio ruolo, chiaro e legittimo.

Eppure, se avessero chiesto a Maigret che cosa ci faceva là, avrebbe dovuto rispondere:

«Sto cercando di sbattere un uomo in prigione, anzi di fargli tagliare la testa…».

Ma fu solo un momentaneo sbandamento, forse dovuto all’ambiente troppo lussuoso - di un lusso aggressivo -, alla particolare atmosfera del tè danzante…

209… 207… 205… 203… Maigret esitò un attimo prima di bussare. Proteso verso la porta, sentì la voce di un bambino che pronunciava delle parole in inglese e poi, più lontana, una voce femminile che lo invitava a entrare, o almeno così credette.

Attraversata la piccola anticamera, si trovò in un salotto con tre finestre che davano sugli Champs-Élysées. Accanto a una di esse, una donna di una certa età con un camice bianco da infermiera lavorava di cucito. Era la governante, Gertrud Borms, cui gli occhiali conferivano un’aria ancor più severa.

Ma non fu lei a interessare il commissario, che si mise invece a osservare un ragazzino di circa sei anni, vestito con dei calzoni alla zuava e una maglia aderente che evidenziava il torace stretto. Il piccolo era seduto su un tappeto e circondato di giocattoli, fra cui una grande nave a carica meccanica e varie automobiline che imitavano alla perfezione modelli autentici. Sulle sue ginocchia, un libro illustrato, che stava sfogliando all’arrivo di Maigret e su cui, dopo un’occhiata al visitatore, tornò a chinare il capo.

Quando il commissario raccontò la scena alla signora Maigret, lo fece più o meno in questi termini:

«La governante mi ha detto qualcosa come:

«“You we you we we well…”.

«Per prendere tempo io le ho chiesto:

«“Spero che questo sia l’appartamento del signor Oswald J. Clark…”.

«E lei daccapo con il suo:

«“You we you me we well” o qualcosa del genere.

«Nel frattempo io potevo osservare il bambino. Un gran testone per la sua età, e una capigliatura rosso fuoco, proprio come mi era stato detto. Gli stessi occhi di Prosper Donge, pervinca o del colore di certi crepuscoli estivi… Un collo sottile…

«Il piccolo si è rivolto alla governante, sempre in inglese, e intanto mi guardava.

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